martedì 29 marzo 2016

Un Monza piccolo piccolo. MA NOI NO!

La Curva Pieri da sempre il dodicesimo uomo del Monza
Un Monza piccolo piccolo come il borghese di un famoso film ove l'Albertone nazionale si faceva giustizia sommaria per l'uccisione, durante una rapina, del figlio.
Giustizia o meno alla fine rimaneva allo spettatore un retrogusto amaro per un uomo che nel dolore aveva percorso una strada sbagliata, che comunque non gli avrebbe riportato in vita il tanto amato figliolo.
Domenica prossima al Brianteo va in scena lo spareggio salvezza con la Bustese, impensabile fino a qualche mese fa che questa potesse forse essere, ma al peggio non c'è mai un limite, la partita più importante di questa sciagurata stagione, ma tant'è e non aspettiamoci che il nostro Monza come un novello Gesù risorga e faccia un sol boccone degli avversari di turno.
La squadra è questa e, con tutti i suoi limiti tecnici, tattici, mentali, vale l'attuale classifica.
Al contrario siamo NOI tifosi che non solo non valiamo questa classifica ma nemmeno questa categoria, per cui dopo averle provate tutte, bastone e carota, striscioni e bottiglie, riunioni e contestazioni non possiamo far altro che essere presenti e tifare come siamo capaci NOI, che siamo tifosi professionisti e non dilettanti.
Sarei contento che con la Bustese almeno i 750 abbonati "gremiscano" ed incitino dal primo all'ultimo minuto chi scenderà in campo con la Maglia biancorossa altrimenti il rischio sarebbe di essere anche noi piccoli piccoli come il borghese di cui sopra.
Nonostante le pubbliche rassicurazioni non ci è dato sapere se la prossima stagione risorgeremo ma la nostra fede deve essere più grande del presunto Messia di turno per cui... FORZA MONZA VINCI PER NOI!

Maurizio Silva

da Il Giornale di Monza


venerdì 25 marzo 2016

Amici miei!

Quando ti prende la malinconia
pensa che c'è qualcuno accanto a te.
Vivere non è sempre poesia
quante domande senza un perché!

Non sempre vivere il NOSTRO Calcio Monza è poesia, direi tutt'altro.
Durante la settimana cerchi di dimenticare le delusioni, cerchi di isolarti, al lavoro o a scuola, per evitare di confrontarti con chi parla di imprese, di milioni di euro, di vittorie, di coppe, di scudetti, di nazionali, di ... Calcio che (non) conta. Ma in realtà cerchi di fregartene di tutto e di tutti perchè stai già pensando a come fare per partecipare alla prossima partita, di cui nulla importa a quelli. Sì, sai già che non potrai fare a meno di esserci perchè è il cuore che te lo comanda, anche se non sai bene il perchè.

 Ma l'amicizia, sai, è una ricchezza
è un tesoro che non finirà.

lunedì 21 marzo 2016

Che Belin de lou...


LA DOMENICA

Colonna sonora: Â duménega (Fabrizio De Andrè)

Molti poeti e musicanti hanno dedicato canzoni al giorno che conclude, o inizia a seconda dei punti di vista, la settimana.
Lucio Dalla (Domenica), Antonello Venditti (Buona domenica), Daniele Silvestri (Sempre di domenica), Fabio Concato (Domenica bestiale), U2 (Sunday bloody sunday), The Doors (Blue Sunday) e potremmo continuare per ore.

Perchè la scelta della canzone del poeta genovese come colonna sonora di questo editoriale? La prima ragione è la volontà di omaggiare un nostro tifoso che, da quel che mi dicono le cronache, ha compiuto gli anni nella passata settimana. Monzese di nascita e genovese d'adozione, sempre che le mie fonti non siano fallaci, e "monzista" da sempre e per sempre.
In secondo luogo perchè la situazione che viene descritta nella canzone mi ricorda un po' la nostra attuale.

Dovete sapere che la domenica, nella vecchia Genova, era il giorno in cui era permesso alle puttane di passeggiare in piena libertà lungo i caróggi della città. Durante la settimana, invece, queste erano costrette a rimanere relegate, per lavoro, nel quartiere che oggi definiremo a luci rosse.
Nella processione di puttane tutti a dar loro contro con invettive ed insulti ma tutti ben consci di avere tornaconti, materiali o morali, che devono mascherare con questa pratica.

Insomma, l'insulto, l'invettiva ed il catastrofismo per voler apparire moralmente irreprensibili, per salvare la propria faccia, la propria reputazione, il proprio tornaconto o per, più prosaicamente e detto in linguaggio più moderno, pararsi il culo.

che belin de lou che belin de lou
(che cazzo di lavoro che cazzo di lavoro)

Ti sbatti per novanta minuti, finisci la partita con il tuo portiere che ha la divisa linda e pulita, nemmeno i guanti si è sporcato, non hai subito l'avversario e, tutto sommato, hai pure creato qualcosina-ina-ina. Però ..

Che belin de lou!

Metti in campo una formazione cauta ma al tempo stesso aggressiva. Riesci a non subire. Vedi persino la possibilità di portarla a casa se un episodio ti gira bene quindi fai cambi per provare addirittura a vincere. La difesa tiene, il centrocampo fa barricata, non costruiamo ma se quel pallone passa, se quel passaggio fosse andato a buon fine, se quel tiro fosse andato per il verso giusto se ...

che belin de lou!

Torni ad assaporare l'odore dell'erba del campo che anni fa ti fu strappata da sotto i piedi. Sei carico, vuoi trasmettere la tua voglia e la tua passione al resto del gruppo. Sei persino contento quando vedi che i ragazzi in campo corrono, lottano, non mollano un centimetro. Ma ...

che belin de lou!

Già, che cazzo di lavoro! Tutto vanificato perchè perdi.

Da qui le invettive, gli insulti, i catastrofismi, i clamori di una piazza che però non si rende conto della realtà della situazione. Di ciò che accade. Senza far dietrologia, senza falsi moralismi, senza scuse o scusanti e senza giusificazioni.

e ti che ti ghe sbraggi apreuvu
mancu ciû u nasu gh'avei de neuvu
bruttu galûsciu de 'n purtòu de Cristu
nu t'è l'únicu ch'u se n'è avvistu
che in mezzu a quelle creatúe
che se guagnan u pan da nûe
a gh'è a gh'è a gh'è a gh'è
a gh'è anche teu muggè


(e tu che gli sbraiti appreso
neanche più il naso avete di nuovo
brutto stronzo di un portatore di Cristo
non sei l'unico che se ne è accorto
che in mezzo a quelle creature
che si guadagnano il pane da nude
c'è c'è c'è c'è
c'è anche tua moglie)


Ebbene sì, amici miei, di questo stiamo parlando e cioè del NOSTRO Monza e non di giocatori più o meno degni, non di allenatori più o meno bravi, non di dirigenti più o meno capaci ma stiamo parlando delle sorti del NOSTRO Monza. Invettive, insulti e catastrofismi sono buoni solo per pararsi il culo, per non assumersi le proprie responsabilità. Ora è il momento di riconoscere e sostenere l'impegno, la voglia e la volontà di far bene che in tutti i giocatori scesi in campo ieri c'è stata. Chi vuole insultare lo faccia pure, massima libertà, ma che si renda conto che non lo fa per il bene del NOSTRO Monza ma solo per il bene della sua inutile coscienza.

Perchè ciò che davvero insulta e contesta è SUA moglie. NOSTRA moglie.

TifosodaBG

da Il Giorno e L'Eco di Bergamo