domenica 4 gennaio 2015

Memorie dell'Agorà - La Pro Patria senza Làszlo Kubala

Pro Patria et Libertate, l'orgoglio di rappresentare la cittadina non capoluogo con più esperienze di massima serie: quattordici partecipazioni, ultima delle quali nel '55-'56.
Anche se la sezione di ginnastica (la casacca a strisce orizzontali è suo lascito; fatto non eccezionale, anche a Torino e Vercelli ci sono simili approcci) risale al 1881, la Pro Patria nasce nel '19, dopo che Busto Arsizio ha assistito ai primi rimbalzi ad opera dell'Aurora.
L'angelo biondo della mediana
I tigrotti, così soprannominati da Roghi, penna della rosea, per il combattivo spirito provinciale, sono già presenti nel primo torneo a girone unico, diventando tappa della carriera da allenatore ('49-'51) di Meazza e Varglien I (lustro scudettato nella Juve di Carcano), e da giocatore per le ali Vidal (iridato nella Celeste) e Frossi, l'Annibale occhialuto che guida gli studenti dell'alpino Pozzo al solo alloro olimpico dello sport nazionale (sette reti in quattro partite, doppietta nella finale all'Austria) e per l'autoctono Reguzzoni (cannoniere principe con 80 gol, nonostante le sedici stagioni e le 145 reti felsinee).
Quest'ultimo ha regalato alle casse bustocche 80mila lire e ai tifosi dello Sterlino quattro scudetti e due Mitropa (allora principale torneo continentale).
La strepitosa cavalcata del '46-'47 (tutte vittorie interne) riconsegna sei stagioni di Serie A, con Caviglioli e Turconi I che conoscono l'azzurro al termine della successiva stagione, chiusa col migliore (ottavo posto) risultato di sempre.
Dopo l'ultima serie cadetta del '65-'66, è Re Cecconi a mettersi in luce a Busto Arsizio prima del tricolore in biancoceleste e di un'assurda pallottola al cuore.

È storia tortuosa, quella recente e recentissima.
L'Eccellenza del '92, l'acquisizione nel '95 del titolo sportivo della Gallaratese (finisce l'epoca et Libertate), cui subentra in Serie C2, una sfortunata serie di playoff (Lumezzane, Pro Sesto e doppia Triestina, '96-'01) fino al ritorno in Serie C1 con Manicone e Zaffaroni nel '02, con Muraro che subentra durante la stagione a Beretta, superando al playoff Novara e Sangiovannese.
Sei anni di C1 conclusi col playout coll'Hellas, ma il ripescaggio permette a Lerda di centrare nel '08 la vittoria numero mille della storia bustocca e di sfiorare con una squadra che occupa gli spogliatoi per denunciare i mancati stipendi un'incredibile promozione tra i cadetti: Do Prado con una tripletta sbanca Reggio Emilia, poi è il Padova negli ultimi minuti dello Speroni a ribaltare lo status quo del campionato.
La successiva retrocessione della neonata Aurora Pro Patria e il disimpegno dei Tesoro regala anni sul filo del rasoio, trend mantenuto da Vavassori che acquista la società nel '11 dopo il playoff perso contro la Feralpi e l'impegno popolare del Consorzio La Tigre nel Cuore.
Dopo le attenzioni dei media verso gli ululati a Boateng (amichevole sospesa da un atto politically correct rossonero), Firicano sigla il ritorno in C1 due anni fa, festa ritardata da un gagliardo Monza in nove.
Anche se Vavassori ha provveduto alle iscrizioni, i tifosi si rivolgono a lui così:

"Caro Vavassori, se non caccia i mercanti dal tempio e non ripulisce l’aria dello Speroni come ha fatto nelle sue tre precedenti stagioni, la Pro Patria retrocederà in serie D e la sua personale immagine verrà macchiata. E non lo sarà per il risultato sportivo, ma per aver messo la sua e la nostra Pro nelle mani di personagg che, dove passano, radono tutto al suolo, e che nel calcio non avrebbero titolo di avere passaporti diplomatici, ma godono di strane immunità"...

(...stiamo parlando di Pro Patria?certi dirigenti mica si dedicano al solo Monza?il tranquillo quotidiano non è sogno biancorosso?...)

Un sogno chiamato Làszlo Kubala.
Il legame della Pro Patria col calcio estero è già forte nel '26-'27 con Kutik, player-manager della prima promozione in Divisione Nazionale, e si consolida con Beniamino Santos, mentore di Meroni e qui maritato; il magiaro dopo avere militato nell'avita terra cecoslovacca, approfittando della destinazione a reparti di confine, valica Austria e Svizzera.
Da una parte a Busto Arsizio si appoggia ai connazionali Turbéky e Vinyei, dall'altra col suocero Daucik viaggia coll'Hungaria, esule compagine di 'cavalieri senza titoli, senza signori cui giurare fedeltà, che vaga di paese in paese in cerca di gloria e di qualche tozzo di pane' fino ad essere scovato da Samitier, segretario tecnico.E barcelonista.
Un apolide senza (Pro) Patria
La storia racconta di 272 gol in Catalogna e di quattro campionati e cinque Coppe del Re, di un settebello rifilato al Gijòn e di un decennio alla guida delle Furie Rosse (oro a cinque cerchi, proprio a Barcellona).
Il sogno invece racconta di un uomo pronto a debuttare in Serie A, ma che nonostante la richiesta del presidente Cerana (addirittura a Togliatti!) di levare la squalifica della Federazione ungherese per avere tradito il Vasas, tigrotto non è stato appieno.

..E così quel duttile apolide, tozzo ma abile nei tiri piazzati e nel seminare difensori, non è diventato la più grande stella della Pro Patria.

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