venerdì 12 settembre 2014

La trasferta - Verso il Marco Druso (Bolzano)

Bolzano porta verso altri mondi.
Verso le Alpi già in epoca romana, ai tempi del generale Nerone Claudio Druso Germanico che costruì il ponte sull'Isarco mostrandosi all'altezza della propria gens (gli imperatori Claudio e Tiberio); verso la Mitteleuropa ai tempi dell'Impero Austro-Ungarico (tira e molla tra Austria e Italia che coinvolse anche Napoleone e terminò, solo formalmente, con accordi che posero fine alle trincee della prima guerra mondiale); verso un'Europa di pace e di integrazione che valorizzi le autonomie garantite ai suoi albori dai trattati firmati dal trentino De Gasperi e dall'austriaco Gruber, ora.
Bolzano porta verso altri mondi: il SudTirol è il club professionistico tricolore più a nord.

Situata in una conca dove incrociano le valli dell'Adige e dell'Isarco (ove si getta il locale Talvera) e la Sarentina, la città ha mutato pelle: da polo commerciale a polo turistico, trainato dalle Dolomiti (a portata di panorama nel Catinaccio-Rosengarten) e da mercatini che più natalizi non si può; recenti classifiche del benessere la pongono all'ottavo posto europeo.



Lo stadio prof più settentrionale
Nata nel '74 a Bressanone come SV Milland, la squadra nel '95 diviene SudTirol-Alto Adige e si conquista a colpi di primati le promozioni in Eccellenza (imbattuta, solo quattro pareggi) e Serie D (una sola sconfitta), stabilizzandosi, dopo l'acquisizione nel '00 della C2 con Sannino, ai piani alti dei campionati che contano: ne sono la riprova le due finali playoff perse in C2 contro Cremonese e Novara, il campionato vinto poi da Sebastiani nel '10 e i recenti piazzamenti di C1, con Carpi e Pro Vercelli giustizieri nei playoff e promossi tra i cadetti; in particolare la passata primavera (30 punti nel ritorno rispetto ai 19 dell'andata) un bel momento ha fruttato la terza piazza e la competitività nei barrage (eliminate Como e Cremonese, quasi espugnato l'inviolato Piola) e l'attenzione degli operatori di mercato su Corazza (altri bomber Campi, rientrato ora dal prestito in grigiorosso, e Dell'Agnello, decisivo per una Coppa Carnevale nerazzurra).
Il capitolino Rastelli (sconfitto da Asta nella semifinale playoff due stagioni fa), subentrato in autunno a D'Anna, ha firmato un biennale, consapevole della programmazione alla tedesca e del trampolino di lancio che ha a disposizione (sono passati di qui Baroni, Stroppa, Tesser e Vecchi).
La maggioranza degli sportivi figli delle Dolomiti ha gli elementi dell'acqua e della neve: le cugine Kostner, i tuffatori Tania Cagnotto e Dibiasi (sodale del padre).Il principale sport locale resta l'hockey su ghiaccio e il pallone ha il rappresentante principe nel telecronista Rai Bizzotto.

il generale Druso alla conquista delle Alpi

Al quinto torneo di fila nella categoria come il Pavia, i bolzanini sono per metà rinnovati: in porta è arrivato il '94 Melgrati dal Cesena, il ds Piazzi (in coppia col mister già a Mezzocorona, bacino altoatesino da cui è arrivato il terzino Brugger, portato alle soglie della C1) ha innervato la retroguardia col centrale granata Ientile (classe '95) e col rumeno Mladen (scuola Roma) e la mediana col '94 play rosanero Petermann, Tait e Marras.In avanti i ritorni di Fischnaller (due stagioni sullo Stretto, sponda calabrese) e dell'esterno Cia.

La leggenda di re Laurino offre lo scenario che vorremmo per il Monza nel dopopartita, al tramonto.
Seppure non invitato al torneo cavalleresco con cui il re dell'Adige avrebbe scelto lo sposo della figlia Similde, re Laurino, reso invisibile dal suo mantello e forte dalla sua cintura, se ne innamorò fuggendo assieme a lei; il movimento delle rose del Catinaccio rivelò la sua presenza e scatenò il suo anatema: quella bellezza non sarebbe stata più ammirata il giorno e la notte.
Rimasero alba e tramonto, perchè gli occhi ritrovassero sulle Dolomiti il roseo colore del giardino.

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