lunedì 9 giugno 2014

Messico 1970

Pelè
Messico 1970 (31 maggio-21 giugno) – Campione: Brasile
Formazione della finale: Félix Carlos Alberto (c) Brito Piazza Everaldo Clodoaldo Jairzinho Gérson Tostao Pelè Rivelinho – All.Zagalo
Marcatori della finale: Pelè (B) Boninsegna (I); Gérson (B) Jairzinho (B) Carlos Alberto (B)
Percorso dei vincitori: Brasile-Cecoslovacchia 4-1 Brasile-Inghilterra 1-0 Brasile-Romania 3-2; Brasile-Perù 4-2; Brasile-Uruguay 3-1; Brasile-Italia 4-1
Piazzamenti: 2.Italia, 3.Germania Ovest, 4.Uruguay
Partecipanti: 16 squadre
Capocannoniere: Muller (10 reti)
Media reti: 2,97 a partita

Probabilmente l'edizione più bella, l'ultima che mette in palio la Coppa Rimet; il regolamento prevede difatti l'assegnazione del trofeo alla squadra tre volte campione e prima della finale si sa che qualcuno avrebbe messo definitivamente in bacheca la coppa intitolata al transalpino guida della Fifa per oltre un trentennio, essendo Italia e Brasile a due vittorie (altre tre vittorie nella manifestazione iridata le portano in dote le altre semifinaliste, Uruguay e Germania).

Due anni dopo le Olimpiadi in loco passate alla storia per il pugno chiuso a rivendicare i diritti delle minoranze, la preparazione ruota attorno la questione dell'altitudine: aria rarefatta e minore dinamismo rallentano l'ossigenazione sanguigna.
Sono i Mondiali dei cartellini colorati e della sostituzione a disposizione per quanto riguarda un giocatore di movimento.
Juanito è la mascotte che accoglie i tifosi al Mondiale messicano.

La supremazia di Pelè, icona di se stesso (dai Cosmos alla Coca-Cola pubblicizzata nella successiva manifestazione iridata), è fotografata dallo stacco su Burgnich per impattare la rete del vantaggio nella finale; replica Bonimba e la Nazionale azzurra regge bene per i due terzi dell'incontro, allorchè prevalgono la stanchezza della semifinale e la classe dei cinque numeri dieci avversari (Gerson regista verticalizzatore dal San Paolo, Jairzinho ala di accelerazione dal Botafogo, Tostao guizzante 'monetina' dal Cruzeiro, Rivelino mancino potente dal Corinthians, e Pelè, dal Santos) orchestrati dal giovane volante Clodoaldo.
Tanta bellezza per sedurre i 107mila dell'Azteca ed una donna dalle ali dorate che dopo una dozzina di anni verrà rubata e fusa a Rio de Janeiro.
Juanito

Gara inaugurale a reti bianche: Urss e Messico non si fanno male per poi passare il girone in carrozza.

Gli azzurri sono Campioni europei e presentano il piede sinistro più famoso dell'epoca, un Rombo di Tuono (otto reti nelle eliminatorie per il migliore goleador azzurro di sempre a quota 33) che straripa nei quarti contro la Tricolor: stavolta i metri di Toluca favoriscono gli uomini di Valcareggi, abituati dal girone a giocarvi.

Didì, allenatore del Perù, cede ai connazionali nei quarti, dove l'Inghilterra, già priva di Banks, autore a Guadalajara di una parata leggendaria su incornata di Pelè, dissipa il doppio vantaggio con sostituzioni difensive che avallano la caparbia rimonta teutonica avviata da Beckenbauer.
Questi supplementari peseranno nelle gambe tedesche contro l'Italia.

Semifinali spettacolari: Clodoaldo scuote il Brasile dal tarlo Maracanà (3 a 1 in rimonta sulla Celeste) e Schnellinger ha il merito di rendere infinita, in Italia e non solo, la notte dell'Azteca.
La partita più affascinante della storia del calcio e perciò raccontata da film e libri, il quattroatre con cinque reti supplementari, e Muller, e Rivera.

Zagalo guida una squadra costruita dall'irriverente Saldanha, arguto istrione in perenne diatriba cogli avversari, colla giunta militare al potere, colla stampa: solo vittorie nelle eliminatorie (idem nella fase finale), titolari annunciati due anni prima di affrontare la manifestazione iridata.

Sulla panchina brasiliana siede però Zagalo, che ha il 'merito' di convocare Danilo, attaccante amato dal presidente Medici (non disputa alcun minuto al Mondiale) e di essere in primo luogo un gestore senza la popolarità del predecessore.


Banks
Curiosità - in Colombia il furto di un braccialetto ambienta per quattro giorni in prigione il ritiro di Moore, libero grazie all'intervento del premier inglese; l'Italia vince il suo girone con un unico gol firmato da Domenghini alla Svezia, sembra prefigurarsi un'avventura in tono minore, quando alla fine la contestazione verrà rivolta solo a Valcareggi (i sei minuti concessi a Rivera sul 3 a 1 sanno di 'punizione' per il Pallone d'Oro in carica) e Mandelli, dirigente federale; a segno in ogni partita Jairzinho (sette reti, Pelè quattro, Rivelino tre, Tostao due e Gérson una).

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