martedì 20 maggio 2014

Uruguay 1930

Uruguay 1930 (13-30 luglio) – Campione: Uruguay
Formazione della finale: Ballestreros Nasazzi (c) Mascheroni Andrade Fenàndes Gestido Dorado Scarone Castro Cea Iriarte – All.Suppici
Marcatori della finale: Dorado (U) Peucelle (A) Stabile (A); Cea (U) Iriarte (U) Castro (U)
Percorso dei vincitori: Uruguay-Perù 1-0, Uruguay-Romania 4-0; Uruguay-Jugoslavia 6-1; Uruguay-Argentina 4-2
Piazzamenti: 2.Argentina, 3.Usa, 4.Jugoslavia
Partecipanti: 13 squadre
Capocannoniere: Stabile (8 reti)
Media reti: 3,89 a partita

L'Uruguay è, da sempre, punto di riferimento per il pallone, non solo sudamericano; non solo per il facile adattamento dei suoi pedatori ai ritmi europei o per l'orgogliosa definizione dell'Uruguay come 'padre del calcio' (di cui l'Inghilterra è 'madre'), ma proprio perchè le primissime manifestazioni internazionali di discreto respiro sono dominate dalla Celeste: due ori olimpici (Parigi 1924, Amsterdam 1928, quest'ultimo alloro regolando gli stessi argentini 2 a 1) e due Coppe Rimet; al trionfo di Montevideo segue difatti l'impresa romanzesca del Maracanà vent'anni dopo.

Al primo Mondiale si registrano molte defezioni e non servono qualificazioni di accesso, in particolare la trasferta oceanica è evitata per questioni di budget dalle europee, imbarcate su un'unica nave; siamo nel cuore della crisi finanziaria di Wall Street e le tensioni-ambizioni sociali stanno compattando verso il potere i totalitarismi.
Il pallone non suscita ancora interesse globale, anche se negli Anni Trenta si svolgono tornei, per Nazionali e per Club, che sarebbero diventati l'Europeo e la Coppa dei Campioni: la Coppa Internazionale (nel 1930 detenuta dagli Azzurri, assenti in Sudamerica) e la Mitropa, ben più qualitativa rispetto a mezzo secolo più tardi, quando sarà oggetto del desiderio e dello sberleffo cadetto.
Alcuni dettagli organizzativi rivelano lacune: dischetti a 14 metri dalla porta, estemporanei arbitraggi di ct (nello specifico, boliviano), nei gironi alcune squadre disputano la loro seconda gara, mentre altre non sono ancora scese in campo.
Centenario

Del galletto Laurent la prima gioia iridata, il Messico è quindi la prima Nazionale a raccogliere nella propria porta una rete iridata.
Il Brasile convoca sostanzialmente giocatori del campionato carioca, tra di loro si distingue il capitano Preguinho.
L'Uruguay ha l'obiettivo della vittoria e sostiene una preparazione rigida, un bagordo notturno mette perciò fuori rosa il portiere titolare Mazali.
Gli Usa vincono il loro raggruppamento con un calcio prettamente atletico.

La finale si disputa al Centenario (denominato così per ricordare il secolo trascorso dalla Costituzione del Paese), inaugurato a torneo avviato e con capienza di 90mila spettatori, primato dell'epoca, esclusi i teatri inglesi: Montevideo è sede unica delle partite.
Stabile
Al rendez-vous approdano in scioltezza con un doppio 6 a 1 nei confronti di Usa e Jugoslavia Argentina (la sblocca Monti) ed Uruguay (tripletta di Cea), col trionfo per una scuola che all'apparenza non ha virtuosismi argentini o brasiliani, ma che domina in quanto a 'garra' e senso tattico: questa è la soluzione per competere con nazionali più qualitative anche in virtù della loro maggiore popolazione (vedi possibilità di selezione).
Anselmo e Castro

Sotto la neve le squadre giocano a viso aperto ed all'attacco (cinque elementi offensivi per parte): i padroni di casa rimontano l'1 a 2 del primo tempo; chiude i giochi il centravanti di riserva Castro, privo di una mano (è falegname), dacchè il titolare Anselmo ha temuto il rigido trattamento in marcatura di Monti.
La stella della manifestazione è l'argentino Stabile (ala destra, tripletta all'esordio e marcatura anche in finale); El Filtrador gioca a fine carriera con Genoa e Napoli e diventa decano della panchina Albiceleste, con cui firma sei successi in Coppa America.

Curiosità: Langenus chiede un'assicurazione sulla vita (con nave pronta a salpare) per arbitrare la finale e novello Salomone fa giocare un tempo col pallone portato da una squadra e l'altro con quello portato dall'altra; Monti lo ritoviamo, dopo un ritiro dal calcio giocato, nella Juventus dei 5 scudetti e tra gli azzurri di Pozzo, carismatico e tignoso; in nessuna partita c'è pareggio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

L'Uruguay tanto amato dal Gioanbrerafucarlo non poteva che dare il via alle danze mundial.
Complimenti per lo stile!
El Buitre

Unknown ha detto...

cercando l'essenziale non posso che dirti che qualche cosa ho imparato pure dai cicociari transfughi..