lunedì 25 febbraio 2013

Crisi, riforme e cordate

IL BRIANZOLO DELL'ANNO
La Crisi economica dei paesi occidentali incapacci di gestire il naturale processo di globalizzazione, visto come un business per pochi invece che un'opportunità per tutti, è esplosa gravissima in un paese come l'Italia dove le grandi potenzialità della nazione sono state vanificate da molti, troppi decenni di sprechi, ruberie e scelte politico/economiche errate.
In un tessuto economico dilaniato e ormai privo di risorse era naturale che tutte le attività non in grado di autofinanziarsi venissero alla fine dismesse ed in questo contesto che negli ultimi anni abbiamo assistito ad un periodica decimazione di tutte quelle società calcistiche in cui a costi comunque alti di gestione non facevano riscontro entrate provenienti dall'unico vero introito che tiene in piedi il calcio italiano, i proventi derivanti dai contratti televisivi.

La Lega Pro o serie C che dir si voglia, naturalmente tenuta ai margini degli introiti televisivi,  sta cercando di sfoltire gli organici autoriducendosi ad un numero di 60 componenti che saranno divisi in 3 gironi da 20.
La riforma che faticosamente dovrebbe, dopo un percorso difficile e contrastato, trovare il suo approdo  dalla stagione 2014/2015, nasce già da subito insufficiente, dove trovare con i tempi che corrono 60 proprietà disposte a perdere, come minimo, 2/3 milioni di euro all'anno?
Certo ci possono essere alcune situazioni in cui l'esborso iniziale è visto come un investimento per poter accedere al calcio che conta a quel calcio (Serie A e B) in cui i proventi televisivi e il giro degli sponsor garantiscono alle società oculate degli introti in grado di bilanciare le spese di gestione o anche alcuni contesti in cui una sinergia forte con il territorio e con gli amministratori locali pone un imprenditore o un gruppo di essi in una situazione tale da vedere il possesso della squadra cittadina come un doveroso onere per poter accedere o portare avanti i propri affari, ma mi sembra quantomeno utopistico pensare che in Italia ci possono essere 60 squadre e città in questa situazione virtuosa, molto più logico pensare che 2 gironi, uno del Nord e uno del Sud per abbattere i costi e garantire un ricambio spalmato sul tutto il territorio nazionale per le serie maggiori, per un totale complessivo di 40 società, potesse essere una soluzione ottimale ai problemi della Lega Pro in particolare e del calcio professionistico in generale, rivedendo anche la vecchia serie D che avrebbe potuto essere un campionato con regole molto restrittive sull'impiego dei giocatori over 21 anni e quindi con costi ancor più limitati, divenendo di fatto il vivaio per i campionati professionistici.

Monza, città che per bacino d'utenza e tessuto economico potrebbe ambire almeno alla Serie B, oggi, dopo anni di disastrosa gestione societaria da parte del sig. Clarence Seedorf, si trova sull'orlo del baratro e senza, e questa è la cosa piu grave, alcuna corda o se vogliamo cordata a cui aggrapparsi.
La situazione per il sodalizio biancorosso dopo mesi di terremoti si ormai stabilizzata, la proprietà attuale garantirà l'esistenza fino a fine stagione, dopo di che rientrata in possesso delle garanzie personali (fidejussioni) e constatata l'impossibilità di vendere le quote sociali non riscriverà la squadra al prossimo campionato, difatto staccando la spina al centenario malato terminale.
Così dalla prossima stagione la capitale della Brianza potrebbe non avere più una squadra di calcio professionistica cosa che se, visto la situazione economica in generale e del calcio italiano in particolare, può anche non stupire, deve, di sicuro, far riflettere tutte quelle istituzioni politiche ed economiche di un territorio che resta, comunque, fra i più ricchi e popolosi d'Italia.
 
In questo contesto,meno meschino fra i meschini, proporrei il sig. Clarence Seedorf come brianzolo dell'anno, almeno lui qualche soldo per il nostro Monza lo ha pure buttato via.

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2 commenti:

genovabiancorossa ha detto...

Gli imprenditori monzesi e i politici sono peggio di seedorf siamo messi peggio di quello che potevamo pensare l'importante è avere tanti iper dove passare la domenica

Anonimo ha detto...

Finalmente uno che dice le cose come sono, altro che cordate e compratori. A fine campionato, a meno di un miracolo, si chiude.